creato: 02 09 2025; modificato: 02 09 2025

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L’arte di Vedere

un buon maestro vi dirà una sola cosa: imparate a combinare la distensione con l’attività; imparate a fare quello che dovete fare senza sforzo; lavorate con impegno, ma mai in uno stato di tensione.

Parlare di combinazione dell’attività con la distensione può sembrare paradossale, ma in realtà non lo è. Ci sono infatti due specie di distensione: quella passiva e quella dinamica.

quanto più c’è lo, tanto meno c’è Dio è stata riscoperta più volte, in ambito psicologico, dagli esperti nelle varie arti e attività specializzate. Anche qui quanto più c’è io tanto meno c’è Natura, cioè il funzionamento proprio e corretto dell’organismo. L’io cosciente, come sa già da un pezzo la scienza medica, ha una parte importante nell’indebolire le resistenze del corpo e nel predisporlo alla malattia. Quando è troppo agitato o spaventato, quando si tormenta o si angoscia troppo a lungo e con troppa intensità, l’io cosciente può ridurre il proprio corpo in un tale stato che il poveretto svilupperà, per esempio, ulcere gastriche, tubercolosi, malattie coronariche e un’intera folla di disordini funzionali di ogni tipo e gravità. E stato dimostrato che perfino la carie, nei bambini, è spesso in relazione con stati di tensione emotiva dell’io cosciente. È pertanto inconcepibile che una funzione in così intima relazione con la nostra psiche come la vista non resti influenzata da stati di tensione aventi la loro origine nell’io cosciente. Infatti è materia di comune esperienza che il potere visivo subisce un forte indebolimento negli stati di sofferenza emotiva. Le tecniche dell’educazione visiva permettono di scoprire fino a che punto l’io cosciente possa ostacolare i processi visivi, perfino in assenza di emozioni dolorose. E li ostacola, ci accorgiamo, esattamente come ostacola attività quali giocare a tennis o cantare, ossia attraverso una esagerata bramosia di conseguire il fine desiderato. Ma nella vista, come nelle altre abilità psicofisiche, l’ansia di far bene finisce col danneggiare il proprio scopo;

Sentire non è lo stesso che percepire.

Gli occhi e il sistema nervoso sono responsabili della sensazione, la mente della percezione.

La facoltà di percepire è collegata con le esperienze accumulate dall’individuo, in altre parole con la memoria.

Una chiara visione è il prodotto di una sensazione precisa e di una percezione corretta.

Un miglioramento delle facoltà percettive tende ad accompagnarsi a un miglioramento delle facoltà sensitive e di quel prodotto della sensazione e della percezione che è la visione.

La percezione si fonda sulla memoria

Che il potenziamento dell’abilità percettiva tenda a migliorare la capacità sensitiva e visiva dell’individuo è dimostrato non solo dalle circostanze eccezionali sopra descritte, ma dalle più normali attività della vita di ogni giorno. L’esperto microscopista vedrà in uno striscio certi particolari che sfuggiranno al principiante.

Infatti, in considerazione dell’enorme parte che la mente è chiamata a svolgere nel processo generale del vedere, sembra ovvio che qualsiasi trattamento adeguato e genuinamente eziologico dei difetti visivi debba tener conto non soltanto della sensazione, ma anche del processo percettivo e insieme del processo mnemonico, senza il quale ogni percezione è impossibile.

Principali cause di disfunzioni visive: noia e attenzione mal diretta. Per il serre efficace l’attenzione deve essere in continuo movimento.

Dove non c’è movimento non c’è percezione.

Lo sguardo fisso indebolisce sempre di più la capacità visiva.

Per di più, lo sguardo fisso (rappresentando uno sforzo per reprimere movimenti che sono normali e abituali) è accompagnato sempre da una eccessiva e prolungata tensione, la quale, a sua volta, produce tensione psicologica. Ma in uno stato di tensione eccessiva e prolungata il funzionamento normale diventa impossibile, la circolazione rallenta, i tessuti perdono resistenza e capacità di recupero. Per vincere gli effetti dell’indebolimento funzionale, la vittima delle cattive abitudini visive accentua ancor di più la fissità dello sguardo, e in tal modo vede meno e si stanca di più. E così via, in una spirale discendente.

Ci sono buone ragioni per supporre che un’attenzione mal diretta, risolventesi nell’immobilizzazione degli occhi e della mente, è la causa singola più importante di disfunzione visiva.

c’è in tutti noi una «brama di arrivare>> che non dà sufficiente attenzione «ai mezzi necessari». Eppure deve riuscire evidentemente a chiunque vi dedichi un momento di riflessione che la natura del mezzo impiegato determinerà sempre la natura del fine conseguito. Nel caso degli occhi, e della mente che li controlla, i mezzi che comportano uno stato di tensione continua danno come risultato una vista indebolita e un senso di affaticamento generale, fisico e psichico.

Cercate prima il regno di Dio e la giustizia di Dio, e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù. Questo detto è non meno vero nel campo delle abilità psicofisiologiche che in quelli della spiritualità, della morale e della politica. Cercando innanzi tutto quel naturale rilassamento della funzione visiva che la Natura ha inteso darci, troveremo che tutto il resto ci sarà dato in sovrappiù, sotto forma di una vista migliore e di una aumentata capacità di lavoro.

Riposo dinamico tramite una dozzina di ammiccamenti, seguiti da qualche secondo di riposo, per un totale di 30secondi o 1 minuto.

Altro esercizio di riposo, è di tanto in tanto chiudere gli occhi con energia, rinforzando l’azione delle palpebre con quella degli altri muscoli facciali. Prediligere questo esercizio ogni qualvolta si sente la necessità di sfregare gli occhi. Se possibile evitare di sfregare energeticamente gli occhi completamente.

per vedere un oggetto scarsamente illuminato bisogna non guardarlo». Perciò, se cercate di trovare la strada al buio, non dovete guardare diritto davanti a voi, ché allora non riuscireste a scorgere gli oggetti indistinti che avete di fronte. Se invece girerete la testa prima da una parte e poi dall’altra, vedrete ciò che vi sta davanti «con la coda dell’occhio».

Esattamente opposto è il caso in cui la visione avviene di giorno o a un’intensa luce artificiale.

C’è infine quel normalissimo e comunissimo genere di visione non cosciente che abbiamo in ogni momento di tutte quelle parti del campo visivo che non vengono prescelte ai fini della percezione. Il mondo è pieno di un’infinità di oggetti, ma il nostro interesse, in ciascun momento, si rivolge soltanto a pochissimi di essi. Dal campo visivo totale noi selezioniamo i sensa che ci interessano, trascurando gli altri, che non vengono percepiti. Quando la visione è normale, è sempre fisiologicamente e psicologicamente possibile scegliere quali sensa di fatto trascurare e non percepire. Questo tipo di visione non cosciente è, in ultima analisi, volontaria: se non vediamo in modo cosciente è soltanto perché non vogliamo vedere, perché non ci fa comodo vedere.

La mente deve essere in uno stato di serena indifferenza. Così come, negli esercizi di oscillazione, ci si lascia semplicemente passare davanti il mondo senza compiere sforzi per conoscerlo nei particolari, anche nel lampeggiamento bisogna sgombrare la mente da ogni eccessivo desiderio di vedere e contentarsi di gettare un’occhiata prima esterna, all’oggetto fisico, poi interna, alla sua immagine nella memoria. Se l’immagine interna corrisponde all’oggetto esterno, come si può controllare con un secondo e più attento sguardo, bene; se non gli corrisponde ed è solo una macchia confusa, bene lo stesso. Non c’è nulla di più nocivo alla visione che lo spirito agonistico o arrivistico: gli sforzi fatti dall’io cosciente vanno contro il loro stesso fine, ed è soltanto quando cessa ogni sforzo fatto per vedere che si riesce a veder bene.

Il miglior modo di fare ciò è di imparare a guardare analiticamente ogni oggetto che si desidera considerare con attenzione. Non fissate lo sguardo, non cercate di vedere tutte le parti dell’oggetto allo stesso tempo e con eguale chiarezza. Proponetevi invece deliberatamente di vederlo a porzioni, sentendo e percependo una alla volta tutte le parti più significative di cui è composto.

Ad esempio, quando guardate una casa, notate il numero delle finestre, dei camini e delle porte. Seguite con gli occhi il suo profilo sullo sfondo del cielo. Lasciate correre lo sguardo orizzontalmente lungo la linea delle grondaie, e verticalmente su e giù lungo gli spazi di muro che separano le finestre; e così via.

Questo tipo di sguardo analitico si raccomanda in tutti i sistemi miranti a migliorare la memoria e la concentrazione

Questa conoscenza particolareggiata, risultato dello sguardo analitico, tenderà a migliorare la visione dell’oggetto in occasioni successive. Noi vediamo infatti con maggior chiarezza le cose che ci sono familiari, e un aumento della nostra conoscenza intellettuale di un oggetto rende più facile la sensazione di quell’oggetto nel futuro.

aumentando la nostra conoscenza intellettuale dell’oggetto considerato e rendendocelo così più familiare e quindi più facile da sentire

e da percepire. Il procedimento dello sguardo analitico può essere applicato con vantaggio anche a oggetti molto familiari, come le lettere e i numeri, i cartelloni pubblicitari, i visi di parenti e amici.

Anche se crediamo di conoscere bene tali cose, quasi certamente scopriremo, se cominciamo a considerarle analiticamente, che possiamo arrivare a conoscerle ancora meglio. Se guardate lettere o numeri, fate scorrere gli occhi sui loro contorni, osservate le forme delle aree

Il fatto forse più importante che riguarda la memoria, nella sua relazione con la percezione e la visione, è che essa non opera bene sotto sforzo. A tutti è familiare la seguente esperienza: essersi dimenticati un nome e non riuscire a ricordarlo a onta di ogni sforzo di concentrazione. In questi casi chi è saggio smetterà ogni tentativo e lascerà che la mente si adagi in una condizione di vigile passività. Molto probabilmente il nome riaffiorerà alla coscienza da sé, perché la memoria lavora al meglio quando la mente si trova in uno stato di distensione dinamica.

I più sanno per esperienza che vi è correlazione tra buona memoria e distensione dinamica della mente, condizione che tende sempre ad accompagnarsi anche alla distensione dinamica del corpo.

Lasciate viaggiare l’occhio interiore su parole immaginarie, su diagrammi o altre costruzioni attinenti al processo mentale in corso. Questo sempre con lo scopo di prevenire il verificarsi di dissociazioni tra la mente e l’apparato sensorio. Se avete gli occhi aperti, preoccupatevi di vedere e di essere coscienti di quanto vedete. Se non volete vedere nulla, ma soltanto sognare o pensare, preoccupatevi di far partecipare gli occhi al vostro fantasticare o pensare. Lasciando che la mente vada da una parte e gli occhi dall’altra si corre il rischio di indebolire la visione, che è il prodotto della cooperazione tra l’apparato sensorio e l’attività selettrice e percettiva dell’intelligenza.

Posso soltanto ripetere con parole diverse quanto ho detto nella prima parte: quando sull’io cosciente gravano con peso eccessivo emozioni come il timore, la collera, la preoccupazione, l’afflizione, l’invidia, l’ambizione, allora la mente e il corpo soffrono insieme.

Nel vedere, come nelle altre attività della mente e del complesso psicofisico, è essenziale, se si vuole svolgere un lavoro in modo soddisfacente, coltivare un atteggiamento misto di fiducia e di indifferenza: fiducia nelle nostre capacità, indifferenza verso un possibile esito negativo. Dobbiamo aver fiducia che, facendo uso dei mezzi idonei ed essendo provvisti di sufficiente pazienza, il successo ci arriderà prima o poi; e non dobbiamo restar delusi o irritati se in un caso particolare esso ci sfuggirà.

Una fiducia non contemperata dall’indifferenza può riuscire quasi altrettanto dannosa che la mancanza di fiducia; perché se ci sentiamo certi del successo e poi, ogni volta che non riusciamo a ottenere qualcosa, ci angosciamo e ci tormentiamo, la fiducia sarà soltanto fonte di emozioni negative, le quali, a loro volta, aumenteranno le probabilità d’insuccesso.

Dopo un po’ che eseguirete questo esercizio, vi accadrà generalmente di constatare che singole parole e intere frasi della pagina stampata a caratteri minuscoli si faranno quasi d’improvviso chiaramente visibili. Non vi esaltate a questi primi successi e non cercate subito di leggere in modo continuato. Per ora il vostro scopo non è quello ovvio e immediato di leggere la pagina che vi sta davanti, bensì quello di acquistare i mezzi necessari per poterlo fare nel futuro, senza sforzo e fatica e con più grande efficienza. Non cercate di leggere, ripeto, ma continuate senza sforzo a guardare la pagina, specialmente gli spazi bianchi tra le righe, a distanze diverse.

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