“Sei yoga di Naropa”
Gli stadi della meditazione di Kamalashila
La rivoluzione dell’attenzione
più corpo e mente saranno rilassati, più troverete facile rendere stabile l’attenzione. C’è, fra queste due qualità, una sorta di sinergia
rilassatevi ad ogni espirazione e rinforzate l’attenzione ogni volta che inspirate.
rilassamento è la radice della pratica intera, la stabilità ne è il tronco e, proprio come le radici di un albero sostengono il tronco, il rilassamento funge da supporto per la stabilità dell’attenzione. Analogamente, se il tronco non è stabile, la chioma dell’albero (la chiarezza o lucidità di shamatha) è senza sostegno.
«sognare può essere considerato come un caso speciale di percezione senza le limitazioni delle informazioni sensoriali esterne. Di converso, la percezione può essere considerata come un caso speciale di sogno, limitato dalle informazioni sensoriali»
i giochi del condizionamento sono una parte importante nelle qualità percepite, tanto nello stato di veglia quanto durante il sogno:
efficacia a una motivazione positiva, proattiva, basata su un forte interesse e desiderio per lo sviluppo e il conseguimento del sogno lucido.
ad intervalli, durante il giorno, ci visualizzeremo lucidi durante un sogno, magari immaginando un sogno recente, e in cui la lucidità verrà innescata da qualcosa di strano o di impossibile che accadrà nel sogno.
affermazione: «La prossima volta che vedo un coniglio bianco farò un balzo verso l’alto. Se rimarrò lassù a galleggiare o scenderò più lentamente del solito, saprò che sto sognando e recupererò la mia lucidità».
Potete anche svegliarvi deliberatamente verso la fine del ciclo del sonno e leggere per una mezz’oretta (soprattutto qualcosa collegato al sogno lucido), decidere di risolvere il sogno lucidamente, e tornare a dormire: Stephen LaBerge ha calcolato che questa strategia aumenta le probabilità di sogno lucido del 2000%.
MILD, ossia induzione mnemonica del sogno lucido (fare una verifica di stato quando vedete un segno onirico); - DILD, sogni lucidi innescati nel sogno (svegliarsi deliberatamente di notte, e fare ritorno al sogno, continuandolo lucidamente); - WILD, sogni lucidi innescati durante la veglia (svegliarsi di notte, leggere, e poi rientrare lucidamente nel sonno);
memoria prospettica: fare, cioè, una data cosa la prossima volta che incontrerete un dato segno onirico.
Attenzione: rivolta allo spazio mentale, e a qualsiasi evento mentale possa manifestarsi in quel campo esperienziale
Intento: diventare lucidi testimoni dei fenomeni mentali quale preparazione per il sogno lucido; sviluppare la concentrazione facendo uso dei fenomeni mentali come oggetto dell’attenzione.
Gli oggetti non sono null’altro che etichette, la cui validità deriva dal consenso generale all’interno di una data comunità. Di per sé, sono vuoti di una qualsiasi identità assoluta o inerente. Quando andiamo in cerca degli oggetti come qualcosa di inerente e immutabile in sé, non troviamo nulla di simile.
La vacuità è semplicemente la modalità assoluta di esistenza dei fenomeni. Inoltre l’esistenza dei fenomeni così come noi li sperimentiamo dipende dagli organi sensoriali che li colgono e dalle menti che li concepiscono. Dunque, possiamo dire che tutti i fenomeni sono co-emergenti insieme alle modalità di consapevolezza che li colgono.
una mente sottile e duttile, resa tale dalla pratica di shamatha, fosse indispensabile per praticare con successo lo yoga del sogno.
«ciò che osserviamo non è la natura in sé ma la natura sottoposta al nostro metodo di indagine».
reifichiamo (ossia rendiamo reale davanti ai nostri occhi) ciò che non è reale.
«tutto lo yoga del sogno è basato sulla presenza mentale che riusciamo a mantenere univocamente orientata all’illusorietà dell’esperienza diurna»
vedere la realtà della veglia in modo nuovo: istante per istante, situazione per situazione, persona per persona, considerate tutto ciò che sorge come non permanente, non immutabile, non dotato di un’esistenza inerente, ma come qualcosa che invece appare, un po’ come le illusioni, come il sogno.
«non vi è una immagine dell’oggetto che si trasferisce dall’oggetto alla retina e dalla retina al cervello»
«La coscienza onirica è la coscienza di veglia senza costrizioni fisiche, e la coscienza di veglia è la coscienza onirica con costrizioni fisiche»,
«La mente precede tutti i fenomeni».
«A questo punto immaginate intensamente che l’ambiente circostante, la città, la casa, gli amici, la conversazione e tutte le attività, sono un sogno. Addirittura, dite ad alta voce “questo è un sogno”. E continuate ad immaginare che tutto ciò altro non è che un sogno».
«trovare un equilibrio meditativo univocamente orientato con la consapevolezza di “Mi sono addormentato. Queste apparenze sono un sogno, un’illusione”».
«orientare la consapevolezza in una sfera non concettuale, ossia senza focalizzarla su qualcosa in particolare, e a dirigere la mente a tutte le apparenze, di sé e degli altri, pensando “queste sono solo apparenze, non sono reali”. Praticando continuamente in questo modo, sempre, sia durante la meditazione formale che dopo, le apparenze continueranno a sembrare prive di vera esistenza e di paura».
Padmasambhava ci sta suggerendo di vedere il sogno non dalla prospettiva della persona onirica illusoria, ma, per parlare in modo figurato, da quello del sognatore che giace addormentato nel letto.
volgere l’immaginazione a qualcosa per cui essa è perfettamente adeguata (effettivamente accade, dopotutto, di sognare), fingendo di vedere come le cose sono davvero, creiamo un modello che coincide con la realtà. Allora l’immaginazione può aprirsi, può superare le barriere che ci impediscono di vedere ciò che è già davanti ai nostri occhi, e cioè che stiamo sognando.
«Quando andate a letto la sera – dice Padmasambhava – coltivate la bodhicitta, pensando: “Per il bene di tutti gli esseri senzienti che riempiono lo spazio, praticherò il samadhi simile all’illusione [lo yoga del sogno] e conseguirò la perfetta buddhità. Per questo scopo mi addestrerò nel sonno”».
«Allora, quando vi sdraiate, mettetevi sul fianco destro con la testa puntata verso il nord, la mano destra premuta contro la guancia, e la sinistra sulla coscia. Immaginate chiaramente il vostro corpo come la vostra deità personale». Questa postura è detta “del leone che dorme”. Se non riuscite ad orientare il letto in modo che la testiera sia verso nord, o se viaggiate molto per cui spesso dormite in albergo, immaginatevi semplicemente che la testiera del letto sia al nord, e andrà bene. Il termine “deità personale” traduce la parola tibetana yidam, e potrebbe trattarsi di una deità come Vajrasattva, Tara o lo stesso Padmasambhava, oppure potrebbe trattarsi del vostro guru, il vostro principale mentore spirituale. Potete immaginarvi quali Padmasambhava, o come il Dalai Lama, o come il Karmapa, o come altri grandi maestri quali Dudjom Rinpoche o Dilgo Khyentse Rinpoche. Usate, insomma, qualsiasi forma archetipica o manifestazione del buddha, che esprima simbolicamente le qualità della buddhità, una che vi risuoni dentro profondamente; immaginatevi assumere quella forma, come se il vostro corpo fosse l’yidam.
«Se la visualizzazione non è chiara – continua Padmasambhava – formulate con fierezza il pensiero “Io sono la deità personale”».
«Immaginate che la testa, invece che sul vostro cuscino, riposi in grembo al vostro principale mentore spirituale; focalizzate con chiarezza l’attenzione all’altezza della gola, su un Orgyen Padma [Padmasambhava] grosso come la giuntura del pollice, con un’espressione luminosa e sorridente: la sua forma appare pur non essendo dotata di natura inerente». L’immagine visualizzata vi appare vivida nella gola, ma è trasparente, come un arcobaleno. «Offrite mentalmente questa supplica: “Benedicimi affinché io possa comprendere lo stato di sogno. Benedicimi affinché io possa riconoscere lo stato di sogno in quanto tale”».
«Rimanete sdraiati nella postura del leone che dorme, e suscitate un possente desiderio di riconoscere lo stato del sogno in quanto tale».
“Stanotte sono ben deciso a riconoscere lo stato di sogno!”. «E così facendo addormentatevi senza essere interrotti da nessun altro pensiero».
«Se non lo cogliete al primo tentativo ripetetelo molte volte, e procedete entusiasticamente, con un’intensa aspirazione»:
Di solito, una volta a letto, lasciamo che la mente vaghi titubante per un po’, e poi ci addormentiamo in uno stato caratterizzato da un chiacchericcio interiore, semicosciente. Occorre dunque addestrarci a calmare questa mente blaterante, ossessiva, compulsiva, e trovare un po’ di pace così da rimanere ben saldi nella nostra risoluzione, nella memoria prospettica, rilassati e con la mente tranquilla, e scivolare direttamente nel sonno.
Se vi concentrate su uno dei chakra, l’energia vitale, sottile, converge lì. Nello stato di veglia, le energie vitali convergono in modo naturale nel capo, e durante il sogno convergono spontaneamente nella gola; nel sonno profondo, senza sogni, convergono invece nel chakra del cuore. Se dunque volete essere svegli nei sogni, focalizzatevi sul chakra della gola: raccoglierete lì le energie vitali, in modo che vi preparino ad entrare consapevolmente nello stato onirico.
Ci sono visualizzazioni alternative più semplici, che possono essere usate per entrare direttamente nello scenario onirico. Potete immaginare un bindu rosso (una luminosa perla di luce rossa) nella gola, o, al suo posto, una sillaba AH di colore bianco, simbolo della vacuità; potete usare tanto la lettera tibetana che la rappresenta, quanto quella sanscrita o la translitterazione in alfabeto latino: “AH”. L’essenza della pratica, in ogni caso, sarà di focalizzare la consapevolezza sul chakra della gola, visualizzare questa lettera lì, darle una forma; così facendo cristallizzate qualcosa, la vostra consapevolezza assume una forma, e le energie vitali convergono sul posto. Quando visualizzate una sillaba-seme specifica, o anche ne sentite il suono, suscitate una forma archetipica, e, oltre a canalizzare l’energia vitale in quel chakra, state anche configurandola in modo che sia utile per lo yoga del sogno. Le energie vitali vi aiuteranno a far scendere la coscienza di veglia dalla testa alla gola, conducendovi nel modo più diretto possibile dallo stato di veglia alla coscienza del sogno, e questo lucidamente. In questo si riassume tutta la procedura.
Dal momento che questo è ora un corpo di sogno, può essere trasformato in qualsiasi altra cosa”.
«Mentre [ri]conoscete lo stato di sogno, pensate: “Dal momento che questo è ora un corpo di sogno, può essere trasformato in qualsiasi altra cosa”. Qualsiasi cosa si manifesti in un sogno, che si tratti di apparizioni demoniache, scimmie, persone, cani e così via, trasformatela nella vostra deità personale attraverso la meditazione. Esercitatevi nel moltiplicarla attraverso l’emanazione, e trasformarla in quello che volete».
La procedura classica consiste nel trasformare l’uno in molti e i molti in uno. Provateci con un oggetto che appare, voi stessi compresi. Se vedete un cocker spaniel in sogno, createne una dozzina. Se vedete uno stormo di piccioni, riduceteli a un unico uccello.
Poi dedicatevi alle dimensioni degli oggetti, trasformando ciò che è piccolo in qualcosa di grande, e viceversa.
lo scopo di tali esercizi è di saturare la vostra intelligenza con la conoscenza del fatto che i fenomeni onirici non hanno alcuna esistenza inerente, a sé stante.
La sequenza classica dello Dzogchen consiste nell’acquietare, prima, la mente nella coscienza del sostrato grazie alla pratica di shamatha, poi nell’esplorare la natura assoluta della mente grazie alla pratica di vipashyana, e in ultimo nel compenetrare, attraverso la mente convenzionale (in particolare la coscienza del sostrato) la consapevolezza pura con la pratica meditativa del trekchö. Dunque, mantenendo la coscienza del sostrato come base, è possibile arrivare alla consapevolezza pura. Alcune apparenze che si manifestano in sogno possono essere meri artefatti che emergono dal sostrato; ma dalla prospettiva dello Dzogchen, potreste incontrare anche un buddha e ricevere insegnamenti direttamente da lui. Dunque, per un praticante immerso nel Vajrayana, c’è la possibilità di viaggiare fino ai campi dei buddha, di incontrarli e di riceverne gli insegnamenti.
tre stati sono tutti legati insieme, la percezione, l’immaginazione e il sogno.
funzioni mentali esperite soggettivamente (nama, il nome) che etichettano le cose, e apparenze esperite oggettivamente (rupa, la forma), che vengono etichettate e classificate.
Come diceva William James, parlando di quelle verità che dipendono dalle preferenze, dalla fiducia o dall’impegno personale per realizzarle, «la fede non è solo lecita e pertinente, ma è essenziale e indispensabile. [Queste] verità non possono diventare vere fino a quando la nostra fede non le rende tali»