creato: 13 04 2021; modificato: 22 10 2023

Indice

Contemplare Allah (Yahya Pallavicini)

addizionando i valori delle lettere di cui è formato, il termine sûfî ha lo stesso valore numerico dell’espressione al-hikma al-ilâhiyya, ovvero ‘la saggezza divina’. Il vero sûfî è quindi colui che possiede questa saggezza, o in altri termini è al-‘ârif bi-Allâh, ovvero ‘colui che conosce in Allâh’, poiché Egli non può essere conosciuto se non da Se stesso; ed è questo il grado supremo e ‘totale’ nella conoscenza della haqîqa (la Verità suprema).

la santità nell’Islam? Potremmo dire, sulla base dell’hadîth citato, che essa è la forma più elevata di relazione con la Creazione da parte di colui che è giunto ad Allâh.

“Ogni cosa ha il suo mezzo di purificazione, e il mezzo di purificazione dei cuori è l’invocazione del Nome di Allâh”.

Per scoprire, raggiungere e conoscere la Realtà del volto di Allâh bisogna imparare a riconoscerne i segni nelle realtà delle cose nel mondo e durante la vita.

“La perfezione spirituale è adorare Allâh come se tu Lo vedessi perché anche se tu non Lo vedi, Lui ti vede.”

Per avvicinarsi ad Allâh resta quindi una sola via: dirigere la pupilla del proprio intelletto e del proprio spirito verso la sorgente di luce di questa ipseità, e sperare che questa luce brilli nel momento in cui la pupilla è rivolta verso la sorgente luminosa. Così quando il servitore dice: ‘O Egli (Yâ Huwa)’ e un atomo emanante dalla gloria dell’ipseità divina arriva a illuminare il suo intelletto e il suo spirito, il cuore ne rimane stupefatto, lo spirito confuso, la coscienza obnubilata, e tutto ciò che non è ipseità divina passa in ombra.

dell’esistenza presenta, permette al cavaliere di superare se stesso conoscendo l’Altro, grazie al soccorso di Allâh, e di riconoscere i segni del proprio progresso spirituale che non dovranno mai distrarlo e indurlo all’autocompiacimento della forza o dei “doni carismatici” ricevuti.

cinque sono le caratteristiche che bisogna eliminare: l’ostentazione, la litigiosità, il dubbio, l’affettazione e l’amore per la posizione sociale; bisogna liberarsi dall’avarizia, dall’avidità, dalla collera, dal desiderio e dall’ingordigia’.

“Un fratello a cui tu dica: ‘Vieni’, che risponda: ‘Dove?’ non è un vero fratello”.

Fa parte della cavalleria andare a trovare gli amici intimi senza essere invitati.63 È tipico della cavalleria che l’uomo cominci a dare prima di averne ricevuta la richiesta, perché se egli dà dopo che gli è stato chiesto, questa donazione varrebbe appena l’imbarazzo provato nel formulare la richiesta. Il nobile non mette in imbarazzo i suoi fratelli. ‘UbaydAllâh ibn ‘Abbâs ha detto a suo nipote: ‘La migliore donazione è quella che l’uomo effettua prima di averne ricevuto la richiesta.

Se la circolazione del beneficio sintetizza la dinamica dell’ospitalità, la dinamica della fratellanza, invece, viene sancita dalla costante ricerca di anticipare la domanda del fratello. Il cavaliere deve intuire in anticipo le esigenze reali del fratello e soddisfarle prima ancora che possano manifestarsi in una richiesta formale. Si tratta di una fratellanza indipendente dal teatro delle forme o dal mercato della domanda e dell’offerta bensì legata da un rapporto intimo di attenzione spirituale e di sintonia intellettuale tra il fratello e il compagno, che determina la provvidenziale scienza utile della cavalleria spirituale.

proseguire con timore, pazienza e gratitudine

Folli! Il coraggio non è nient’altro che essere coerenti e integri per un breve momento.

ho voluto che le mie parole fossero confermate dalle mie azioni.

Ecco il segno del vero maestro! La coerenza tra parole e azioni, insegnamento e realizzazione, conoscenza e ritrasmissione, integrità e concentrazione, anticipazione e senso dell’istante.

“che non c’è adorazione di Allâh senza conoscenza”.

Il tasawwuf, insegna il maestro, non consiste nell’osservare regole, né nello scalare tappe. Il tasawwuf significa avere il cuore integro, l’anima generosa, conformarsi alla Rivelazione, conoscere il messaggio, seguire i profeti. Colui che si mantiene al di fuori di queste fonti si comporterà come un pastore nel giardino del diavolo, sarà sommerso nell’oceano delle passioni ed errerà nelle tenebre dell’ignoranza.

“Non può ascoltare questa Scienza se non colui che abbia ottenuto queste quattro cose: l’ascesi (zuhd), la conoscenza (‘ilm), l’abbandono fiducioso (tawakkul) e la certezza (yaqîn).” La via spirituale non è un’attesa passiva e immobile della Grazia, ma una partecipazione attiva alla Rivelazione di Allâh che dà a ciascuno ciò che è in grado di ricevere.

Il ricordo è la contemplazione dell’Invocato e la presenza perpetua.

Contempla la Sua contemplazione di te e non la tua contemplazione di Lui.

Che la pazienza sia la tua provvista, la soddisfazione la tua cavalcatura, e la realtà divina il tuo obiettivo e il tuo orientamento.

La rinuncia è una virtù, un obbligo e un mezzo di avvicinamento. È una virtù riguardo alle cose ambigue, un obbligo riguardo alle cose vietate, e un mezzo di avvicinamento riguardo alle cose lecite.

Chi trascura l’insegnamento dell’attimo presente non è che un ignorante. Chi non ne trae profitto è debole spiritualmente.

Se è Lui che ti eleva, Egli ti aiuterà a reggerti, ma se affermi te stesso, finirai per crollare.

Resta davanti alla porta se vuoi che la apriamo per te. Non lasciare la strada se vuoi essere guidato. Nulla è mai chiuso, tranne i tuoi occhi.

Sacrificio dell’ego, pazienza, costanza, risolutezza e coraggio: i consigli del giusto comportamento vengono instancabilmente richiamati, in quanto il candidato ai misteri ha fermamente bisogno di essere esortato.

Ti sei perso. O tu che cerchi il mistero, cerca di scoprirlo prima che ti venga tolta la vita. Perché se sei vivo non sei te stesso, Quando morirai, come conoscerai il segreto della tua esistenza?

Lo sforzo è quello di “essere fedeli nel poco”, vale a dire “limitarsi” alla scienza utile e non divagare, distrarsi, essere stravaganti disperdendo le forze, non compiacersi delle vittorie o deludersi per le sconfitte, non immedesimarsi con il combattimento, non tarare lo sforzo ai propri parametri personali e non sofisticare la dottrina con l’immaginazione della guerra santa.

Il miracolo è un’azione che rompe un’abitudine.

‘Abbiamo udito e obbedito, perdonaci, Signore nostro, tutti faremo ritorno a Te.’

‘Signore, donami saggezza e accompagnami ai puri’.

La vita dell’uomo si divide in tre giorni: il giorno di ieri o la conoscenza delle origini, il giorno di oggi o la conoscenza di ciò che c’è in mezzo e il giorno di domani o la scienza del ritorno. Per quanto riguarda la scienza del mezzo essa corrisponde alla scienza di ciò che deve essere fatto oggi e comporta dei gradi: l’avviamento e l’esecuzione. L’avviamento si riferisce alla stazione di servitù mentre l’esecuzione consiste nell’abbandono della dipendenza dalle cause seconde e nel seguire in ogni cosa la causa prima e unica che determina tutte le conseguenze. Infine, evocare il futuro allude chiaramente alla scienza del ritorno. Soffermarsi su certi segreti illumina il cuore portandolo dalle ristrettezze del mondo corporale all’ampiezza delle sfere celesti e verso le luci dello splendore dei cieli.

Il cuore della religione è la fede, il suo volto la preghiera, la lingua che spiega la religione è l’elemosina, proprio come quando comunicando esprimi la misura della tua qualità, allo stesso modo, quando pratichi l’elemosina esprimi la misura della tua religione.

la conoscenza dei segreti dei libri divini, in generale, non può realizzarsi se non per coloro che si basano sulle varie scienze razionali e speculative regolarmente praticate e nel contesto in cui i sapienti operano le loro ricerche.

‘la Parola divina si sviluppa nello stesso tempo di colui che la legge’,

‘L’intento delle mie espressioni è solo quello di suggerire una certa disposizione: nulla più’.154

‘Non sono un mago, sono solo un Verbo fra i Verbi di Allâh.’

non è un danzatore qualsiasi che trova lo stato di grazia. Poiché è la danza a dipendere dalla condizione d’estasi, non questa a dipendere dalla danza

la tua presenza a ‘te stesso’ è costante e stabile, visto che non è data dalle parti del corpo o dal loro insieme, ma da qualcosa che è al di là di ciò.

Quando conosci qualcosa, avviene che la forma (sûra) di quell’oggetto si attualizza in te: tale forma dev’essere conforme e somigliante, perché la tua conoscenza accolga la cosa quale essa è.

alla nafs, sono proprie distinte facoltà. Vi sono quelle di percezione esterna, che sono com’è ovvio i cinque sensi: il tatto, l’udito, la vista, l’odorato e il gusto. Vi sono quelle di percezione interna e anch’esse sono in numero di cinque. La prima è chiamata sensorium communis e, rispetto ai cinque sensi, svolge la funzione di un bacino o di un lago in cui si riversino cinque affluenti. È con tale facoltà che si osservano le forme in un sogno, quando ciò avviene in un modo chiaro e diretto e non attraverso l’immaginazione (takhayyul). Una seconda facoltà è l’immaginazione, che è il deposito del precedente sensorium. In esso vengono custodite e permangono le forme (suwar) delle cose sensibili, quando cessano di essere percepite dai sensi esterni. Un’altra facoltà è la facoltà meditativa (mufakkira). Essa compone e separa, e ha il compito di inventare. La quarta è la facoltà estimativa, alla quale si dà il nome di wahm. Nel suo agire, è costantemente in disputa con l’intelletto razionale, del quale confuta in molti casi giudizi e conclusioni. Succede per esempio che un uomo resti solo in una casa a vegliare, nell’oscurità della notte, il cadavere di qualcuno. La sua propria facoltà di giudizio lo sostiene e lo rafforza, suggerendogli che non c’è motivo di timore, che un morto non può muoversi: ma il wahm lo circonda di paure e suggestioni sinistre, fino a farlo fuggire dalla casa. La facoltà estimativa contraddice poi l’intelletto anche riguardo alle cose non percepibili dai sensi: essa infatti non ha fiducia in tali realtà, e succede che non ne abbiano fiducia neppure gli individui più ricettivi ai giudizi del wahm, quelli che riconoscono solo le realtà sensibili. È gente, comunque, che non riflette sul fatto che non solo la loro ragione, la loro facoltà estimativa e la loro immaginazione sono non percepibili, ma che non lo è nemmeno la loro anima in toto. Persino la luce della loro vista – che dà un senso alla percezione, visto che l’occhio coglie solo la superficie degli oggetti – è qualcosa di non sensibile, ma essi non lo sanno. L’ultima facoltà è quella chiamata ‘memoria’. Essa è il deposito delle percezioni del wahm e di tutte le forme particolari che, cessate nel wahm, restano lì impresse.

felicità con la perfezione, la perfezione con la profezia e il califfato con la profezia.

L’infelice è incapace di andare oltre, e questo è precisamente ciò che lo tormenta.178 Non tutti coloro che possiedono la felicità ottengono la perfezione, mentre tutti coloro che hanno la perfezione sono felici.

Il nostro maestro insegnava che l’abbandono fiducioso in Allâh è l’apice della vera fede e la prova della pratica ascetica. Il timore di Allâh è una protezione dal demonio. L’amore è il polo intorno al quale si irradiano le opere di bene. La fede che è certezza della Rivelazione è la via per la testimonianza. Solo nell’immersione nell’Oceano dell’Unità il credente può sperare di trascendere i propri attributi contingenti in favore del riassorbimento negli attributi dell’Eterno.

quattro elementi che determinano le qualità dei ricettacoli umani. Coloro che ne realizzano l’integralità sono i veridici (siddîqûn), coloro che ne realizzano tre sono gli amici di Allâh (awliyâ’), coloro che ne realizzano due sono i testimoni (shuhadâ’) e coloro che ne realizzano uno sono i beati servitori (‘ibâd). Il primo elemento è il sacro ricordo (dhikr) che si sviluppa nella retta pratica religiosa e il cui frutto è l’illuminazione (ishrâq), il secondo elemento è la contemplazione (tafkîr) che si sviluppa con la santa pazienza (sabr) e il cui frutto è la conoscenza (‘ilm), il terzo elemento è la povertà (faqr) che si sviluppa con la gratitudine (shukr) e il cui frutto è l’intensità, il quarto elemento è l’amore (mahabba) che si sviluppa nel distacco dal mondo e dai suoi abitanti e il cui frutto è la realizzazione (wusûl) della soddisfazione dell’Amato.

nella pienezza della dinamica sociale e culturale, come un combattimento esteriore utile per la concentrazione interiore, insegnando come ogni evento e attività siano stati preparati da Allâh e offrano ai discepoli i mezzi per affinare la coscienza e la comprensione. I discepoli non devono essere riconosciuti per le loro caratteristiche distintive. Nella loro interiorità i compagni della Via appartengono alla Verità (al-Haqq), mentre nell’esteriore sono creature (al-khalq). Essi sono se stessi e non sono se stessi. Essi sono nel regno dell’esistenza (wujûd) con la caratteristica dell’assenza (fanâ’).

cinque virtù: la pazienza inesorabile (sabr), il timore consapevole e santo (taqwâ), lo scrupolo tradizionale (wara‘), la certezza della fede (yaqîn) e la conoscenza spirituale (ma‘rifa).

metodo per vivere il tempo affrontando i limiti della sua decadenza con sollecitudine ma senza fretta, nella ricerca istantanea dell’eternità, con il sostegno della scienza del ritmo di una gerarchia delle priorità e delle proporzioni guidata da un maestro spirituale, un metodo per vivere lo spazio affrontando consapevolmente i limiti delle apparenze fisiche, psichiche e sottili di questo mondo delle forme che è il riflesso dei mondi superiori e inferiori della cosmologia sacra.

‘Chi sono gli amici di Allâh, o Messaggero di Allâh?’. Egli rispose, ‘Coloro che quando sono visti, suscitano il ricordo di Allâh’.

Mentre la fede anche senza preghiera non resta senza beneficio, la preghiera compiuta senza la fede, come quella degli ipocriti, non è di beneficio alcuno.

Guardati dal dire che hai capito, giacché più hai capito e afferrato, più sei lontano dalla Verità.

La preghiera è obbligatoria in cinque momenti della giornata, ma la fede lo è sempre. La preghiera può essere sospesa per un motivo legittimo, ed esiste il permesso di ritardarla. Qui vi è uno dei caratteri di superiorità della fede: per nessun motivo essa può venire tralasciata, e non è mai consentito rimandarla. Inoltre, mentre la fede anche senza preghiera non resta senza beneficio, la preghiera compiuta senza la fede, come quella degli ipocriti, non è di beneficio alcuno.

la fede è il discernimento.

Le nostre parole sono come l’acqua che il guardiano di una diga lascia fluire.

quando si riconosce la Rivelazione che ci parla e che parla di noi, e non quando ci limitiamo ad ascoltare con distacco, dal di fuori, per soddisfare una curiosità superficiale.

vengano onorate. Perciò tutti gli uomini stanno compiendo l’opera di Allâh, per quanto restino ignari dei Suoi veri intenti.

ma è la qibla (direzione, orientamento) che ha la vera autorità. La qibla è il vero scopo e l’oggetto dell’onore,

la riunione delle anime è cosa grande ed efficace, e ottiene ciò che la solitudine e l’isolamento non raggiungono.

In realtà, ciò che ti attrae è una sola cosa ma appare molteplice.

I gradini di una scala non sono stazioni dove stabilire la propria residenza ma esistono per permettere di andare oltre. Beato colui che ritorna a se stesso con coscienza interiore! Per lui la lunga via diventa breve e non spreca la sua vita tra i gradini di una scala.

Invece il bambino riceve il latte perché piange.

quotidiano non sarà guadagnato. Mi domando se questo neonato che piange e riceve il latte da sua madre, se dovesse pensare ‘che vantaggio c’è nel piangere? Qual’è la ragione dell’arrivo del latte?’, non riceverebbe il suo latte. Invece il bambino riceve il latte perché piange.

Mi domando se questo neonato che piange e riceve il latte da sua madre, se dovesse pensare ‘che vantaggio c’è nel piangere? Qual’è la ragione dell’arrivo del latte?’, non riceverebbe il suo latte. Invece il bambino riceve il latte perché piange.

Amare, per gli aderenti alle confraternite del sufismo, è dunque vivere la scoperta incessante del segreto dell’Amato e non è mai una passività o una estraneità dall’azione. Piangi e riceverai il latte, esci e troverai il guadagno, semina e crescerà il raccolto, ama e scoprirai il segreto.

attestare una falsità ed esserne orgogliosi corrisponde a dire ‘Tu sei Iddio e io sono un servitore’. Così facendo tu affermi la tua individualità e la dualità sarà la naturale conseguenza. Se dici ‘Lui è Allâh’, anche in questo caso c’è dualità, poiché non può esserci un ‘Lui’ senza un ‘Io’. Ecco perché Allâh ha detto: ‘Io sono Allâh’. Al di fuori di Lui, nulla è mai esistito. Al-Hallâj si è estinto e le sue parole erano le parole di Allâh.

“le differenze (al-ikhtilâf) all’interno della mia comunità sono una misericordia”.

Egli ha tracciato per voi come tradizione sacra (al-dîn), la stessa via (shara‘a) che ha raccomandato a Noè, quella che riveliamo a te (Muhammad) e quella che abbiamo raccomandato ad Abramo, Mosè e Gesù: stabilisci la Tradizione e che non sia per voi motivo di divisione!

sharîʿa in origine designa, nella lingua araba dei beduini, “il percorso che conduce il gregge alla fonte di acqua viva”.

l’obiettivo principale della sharî‘a è preservare cinque elementi fondamentali: la tradizione sacra (dîn), la vita umana (nafs), l’intelletto (‘aql), i beni materiali (mâl) e la discendenza (nasl).

formare una comunità fraterna fondata sull’unità dei cuori, animati dalla fede in Dio e nel suo Profeta, aggrappandosi saldamente alla “corda di Allâh” o all’“impugnatura più solida”, vale a dire il principio dell’Unicità divina (al-tawhîd) che costituisce il cuore della “tradizione immutabile e assiale” (al-dîn al-qayyim).251

nessun ramo esiste senza radice, nessun frutto esiste senza foglia, proprio come non c’è edificio senza muro.

approcci e interpretazioni diversi potessero tutti essere validi ed equivalenti.

iniziai a leggere i libri che trattavano delle divergenze sia sul piano teorico che a livello delle applicazioni. Le divergenze mi apparivano via via sempre più importanti man mano che progredivo nella lettura. Raccomandavo a me stesso: il cuore deve essere coerente con ciò che la lingua afferma e credere fermamente che tutti i grandi imam dei musulmani siano sulla giusta strada!

Ogni volta che riuscivo a conciliare due opinioni o due scuole su una materia particolare, dovevo affrontare nuove contraddizioni su un’altra. Quindi mi sono rivolto ad Allâh e gli ho chiesto di farmi incontrare qualcuno che avesse una tale conoscenza.

Al-Khidr, che può essere tradotto in italiano come “verdeggiante”, simboleggia “l’eterno rinverdire della vita spirituale che è nutrita dall’acqua inesauribile della scienza divina”.260

ricorda ai fedeli, soprattutto a coloro che aspirano a percorrere la via iniziatica, la necessità di penetrare i significati più interiori della legge sacra, vivificando le intenzioni e aprendosi al progressivo e paziente svelamento della Verità e alla conoscenza della realtà di Allâh.

Il mîzân è un simbolo coranico di ordine, equilibrio, giustizia e saggezza, che comporta una dimensione trascendente e una immanente, con implicazioni metafisiche, terrestri ed escatologiche, in rapporto a questo mondo e all’Aldilà.

Sappi, figlio mio – continua Al-Khadir – che la pura sharî‘a si presenta, in termini di obblighi e divieti, secondo due livelli: alleggerimento (takhfîf) e intensificazione (tashdîd), e non secondo un solo e medesimo livello, come la maggior parte della gente pensa.

ogni prescrizione mira a fornire al mukallaf il massimo beneficio spirituale che sia in grado di ricevere.

la legge sacra tiene in conto le capacità di ciascuno, senza imporre all’anima più di quanto possa sopportare.

Non ti confondere, figlio mio!” In effetti, in materia di pratica religiosa, il musulmano non può fare scelte motivate da preferenze personali, come se potesse decidere secondo la sua volontà la regola che più gli si addice: “Equivarrebbe a giocare con la religione”, dice Al-Sha‘rânî.

avere fiducia nei mezzi della Tradizione e rispettare i limiti e il funzionamento di uno strumento sacro che è stato stabilito unicamente nel suo stesso interesse, anche se egli ne ignora le ragioni profonde. A lui spetta soltanto di purificare le sue intenzioni e operare entro i limiti delle sue capacità,

costituisce probabilmente per ciascuno un mezzo e una via propria di elevazione spirituale; può anche essere un modo per proteggere la loro stazione interiore dai rischi di una manchevolezza.

Allâh affinché si ricordi in tal modo del Nominato. ‘Se non Mi vedi, aggrappati al Mio Nome’,

chi Lo vede con il cuore non ha l’obbligo di invocarLo […]. Tuttavia, ho sentito mio fratello Afdal al-dîn dire che ‘l’invocazione dalla lingua è una regola valida sia per i santi che per gli altri, perché il velo dell’Infinità divina non è sollevato per nessuno, nemmeno per i profeti. Il velo è sempre lì. Solo è più o meno sottile a seconda del caso’. Questo è un insegnamento prezioso che non si trova in nessun libro.

Chiunque realizzi la conoscenza di questa misura non escluderà mai dalla sharî‘a il minimo parere offerto dai mujtahidûn e dai loro muqallidûn. Perché ogni loro opinione pesa necessariamente su una parte o l’altra della bilancia, che sia nell’alleggerire o nell’intensificare. Ogni giudizio riguarda l’una o l’altra. Chi comprende questa Verità non troverà la minima contraddizione tra un’opinione e l’altra nella sharî‘a.

la certezza assoluta in questo ambito, afferma, non può essere ottenuta che seguendo un solo percorso e un solo metodo, quelli che portano al kashf e allo ‘iyân, ovvero allo svelamento interiore e alla visione diretta della realtà spirituale.

L’opinione lascia spazio alla contemplazione e l’atto di fede conduce alla vera conoscenza. In effetti, solo una conoscenza superiore, ispirata da Allâh, può permetterci di superare i limiti della mente, risolvendo le opposizioni illusorie e cogliendo il segreto dell’unità nella molteplicità.

Questo è anche il motivo per cui i mujtahidûn non si contraddicono a vicenda. Lascia dunque stare, figlio mio, colui che afferma che un imam ha ragione e che tutti gli altri hanno torto, perché non ha ancora finito il suo viaggio. Non si deve dire quindi che, tra due sentenze diverse, l’una sia più risolutiva dell’altra. Perché queste due sentenze in realtà riguardano due persone specifiche e distinte.

“Non dite che i sapienti divergono (ikhtalafû), ma dite piuttosto che hanno ampliato le possibilità (wassa‘û) a beneficio della comunità!”.

là dove si incontrano, “alla confluenza dei due mari”, la legge sacra e la via spirituale.

In realtà, non vi sono divergenze, ma solo convergenze verso l’Unico.

misericordia nella distinzione tra Via e Legge, tra esoterismo ed exoterismo.

“tutte le leggi sacre dei messaggeri di Allâh sono vere, nonostante le loro grandi differenze formali, anche se non ne comprendiamo le ragioni profonde”.

La terra è stata creata di un’ampia estensione affinché tu potessi imparare l’umiltà. Dunque sii umile e ti espanderai.

dignità spirituale.280 Si tratta di vivere ogni istante come se fosse l’ultimo ma anche come se fosse sempre un nuovo incontro o una nuova occasione di conoscenza.

Si tratta di vivere ogni istante come se fosse l’ultimo ma anche come se fosse sempre un nuovo incontro o una nuova occasione di conoscenza.

“il fratello è lo specchio del fratello”, una possibile interpretazione prevede l’opportunità che ciascuno nello specchiarsi nell’altro compagno non veda più se stesso e neppure l’immagine o la forma dello specchio.

L’errore dei falsi nobili e degli arricchiti è quello di disprezzare il pane e snobbare le briciole, l’errore dei falsi umili è quello di cercare le briciole senza voler coltivare il pane. I veri umili coltivano il pane e le briciole, i veri nobili coltivano il pane e le briciole.

cerca di superare il livello delle preoccupazioni dettate dal dogmatismo religioso o dal moralismo sentimentale. La condizione affinché si possa realizzare questa pulizia interiore è che la ragione sia coerente con la propria natura sottomettendosi alla Signoria dello Spirito e accettando l’evidenza di una conoscenza per intuizione immediata senza alcun bisogno di dimostrazione o controprove.

intelligenza, secondo l’imam Al-Ghazâlî, si manifesta nella fiducia in una realtà che viene trasmessa e ritenuta vera

La stessa intelligenza, secondo l’imam Al-Ghazâlî, si manifesta nella fiducia in una realtà che viene trasmessa e ritenuta vera

Lo sforzo dell’uomo non deve consistere tanto nell’esaminare l’oggetto della propria conoscenza quanto piuttosto nel prenderne fortemente coscienza e comprenderlo.

il gusto di una ‘leggerezza o libertà spirituale’ che gli permette di riconoscere la naturale e diretta corrispondenza della pratica religiosa con la natura profonda della propria persona e del proprio destino spirituale.

Egli ti ha guidato verso te stesso affinché la tua anima riconoscesse nella sua essenza Allâh.

“La fede è la certezza in tutta la sua forza

“La certezza non è altro che la Conoscenza chiamata fede.”

“la permanenza in questa condizione rappresenta l’imperfezione”.

Trasformare, trasfigurare queste rappresentazioni simboliche riconducendole, alla luce della dottrina tradizionale, alla purezza dei loro valori spirituali. Bisogna saper cercare con determinazione gli aspetti intimi delle cose e degli atti.

È il credente, infatti, a conferire il senso intelligibile alle immagini sensibili di cui prende coscienza:

‘Impara la certezza nella frequentazione con le genti della certezza

Il mio cuore è capace di contenere ogni forma, è pascolo per le gazzelle e un monastero per i monaci, un tempio per gli idoli e la Ka‘ba per i pellegrini. È la tavola della Legge ed è il libro del Corano. Io testimonio la religione dell’amore, dovunque sia la destinazione delle carovane. L’amore è la mia legge e la mia fede.

Ibn ‘Arabî trae la conseguenza che non c’è spazio privo di sacralità e santità. Egli è con te ovunque tu sia. “La Perfezione ‒ scrive il sommo dei maestri ‒ non viene dal ritiro ma dalla vita in comune nella società. Gli eletti non rifuggono la propria condizione, al contrario, è la loro condizione che fugge da loro.” Il ritiro spirituale, insegnava, è “come un ospedale per i malati di cuore, utile per un trattamento temporaneo. Ma la perfezione si realizza nella vita in comune. […] Il combattimento minore contro il nemico esteriore non è una distrazione dal combattimento maggiore contro il nemico interiore. Le vite degli eletti sono unite tra gli affari di questo mondo e quelli per l’eternità”.

Nessun adoratore di qualcosa di definito adora la cosa in quanto tale. Ciò che adora è l’epifania di Allâh.

la condizione necessaria per la realizzazione è la semplicità. L’uomo infatti non ha in se stesso la propria ragion d’essere e non può andare al di là di se stesso esclusivamente tramite i propri mezzi. La consapevolezza di questa sua dipendenza dal Principio viene designata come “povertà spirituale” (faqr), che può essere accostata alla semplicità: La semplicità, espressione dell’unificazione di tutte le potenze dell’essere, caratterizza il ritorno allo stato primordiale; e si misura qui tutta la distanza che separa la conoscenza trascendente del saggio dal sapere ordinario e profano. […] Questa povertà conduce, secondo l’esoterismo musulmano, ad al-fanâ’ cioè all’estinzione dell’io; per mezzo di questa estinzione si perviene alla stazione divina (al-maqâm al-ilâhî), che è il punto centrale dove tutte le distinzioni inerenti ai punti di vista esteriori sono superate, dove tutte le opposizioni sono cancellate e risolte in un equilibrio perfetto.

Agisci dunque in modo da essere una misericordia per gli altri, anche se Egli ha fatto di te una prova per te stesso! Presentati davanti agli uomini non secondo il tuo stato d’animo personale, ma in funzione del loro. Parla loro con il cuore, ma secondo ciò che a essi conviene. Ciò sarà più efficace per la loro fede e per la tua.

“La scienza esteriore è come una lanterna che illumina la notte; essa è preziosa nell’oscurità. Quanto alla scienza interiore, essa assomiglia al sorgere del sole”,

quanto fosse pericoloso fare a meno della lanterna, dal momento che la luce del sole poteva scomparire.

bisogna conoscere per adorare e adorare per conoscere.

“Adora il tuo Signore fino a che ti giunga la certezza”.

“Hai molto più bisogno della Sua clemenza quando Gli obbedisci che quando Gli disobbedisci”.

se siamo nel favore divino, dobbiamo ringraziare Allâh; se siamo nella prova, dobbiamo pazientare; se siamo nell’obbedienza, dobbiamo essere riconoscenti verso Allâh; se infine siamo nella disobbedienza, dobbiamo chiederGli perdono e fare ammenda. Questa è la via della rettitudine.

queste vie resteranno accessibili fino alla fine del mondo, poiché esse rappresentano la ragion d’essere dell’umanità.

nella speranza che Allâh voglia fare qualche cosa dei nostri sforzi inutili. Preghiamo affinché Allâh ci aiuti ad arrivarci. E se abbiamo l’impressione “di non arrivarci”, ci resta ancora la determinazione di rivolgerci sinceramente verso Allâh il Provvidente, in questo abbandono, di perseverare nella pratica confessandoGli la nostra totale impotenza, e di chiederGli aiuto, ciò che è l’essenza stessa della “Via di rettitudine” alla quale siamo chiamati.

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