creato: 13 01 2020; modificato: 22 10 2023

Indice

Timore e tremore: Lirica dialettica di Johannes de Silentio (Kierkegaard, Sören)

“con un bambino, divino se tu taci, / ma umano se sveli il segreto”. Tutto deve essere acquisito senza parole e divinizzato in silenzio».

ciascuno fu grande a suo modo, ciascuno in proporzione alla grandezza che amò.

grande per l’energia la cui forza è debolezza, grande per la saggezza il cui segreto è follia, grande per la speranza la cui forza è demenza, grande per l’amore che è odio di se stesso.

Grande cosa è cogliere l’eterno, ma è più grande riavere il transeunte, dopo averne fatto rinuncia.

Ma chi vuol lavorare genererà il proprio padre.

L’errore suo era soltanto quello di non sapere quel che si dicesse.

A che cosa può servire, infatti, ricordare il passato che non può diventare un presente?

Sono contento d’esser sposato, in questa vita, con la mano sinistra;

come se qualche migliaio d’anni fossero una distanza enorme,

nella quale è possibile trovare o la propria elevazione o il proprio giudizio.

Perché, nella temporalità, Lui e io non possiamo conversare, non abbiamo alcun linguaggio in comune».

Credette per assurdo, perché da tempo era stato abbandonato ogni calcolo umano.

perché amar Dio senza avere la fede significa rispecchiarsi in se stessi, ma amare Dio con la fede significa rispecchiarsi in Dio.

il movimento della fede deve sì costantemente essere effettuato in virtù dell’assurdo, ma (particolare essenziale) in modo da non perdere il mondo finito e anzi da guadagnarlo integralmente.

riconoscere con tutto il suo cuore e con tutta la passione della sua anima l’impossibilità

La fede non è dunque un impulso di carattere estetico. Essa appartiene a un ordine molto più elevato, appunto perché presuppone la rassegnazione. Essa non è l’istinto immediato del cuore, ma il paradosso della

perché la fede comincia là, appunto, dove la ragione finisce.

È facile spiegare tutta la vita (compresa la fede) senza avere la minima idea di quel ch’essa sia.

La fede è, appunto, il paradosso secondo il quale l’Individuo, come tale, al di sopra del Generale, è in regola di fronte a questo, non come subordinato, ma come superiore; e nondimeno (si badi bene) in modo tale che l’Individuo, dopo essere stato come tale subordinato al Generale, diventa allora, per mezzo del Generale, l’Individuo come tale, superiore a quello; in modo che l’Individuo come tale è in un rapporto assoluto con l’Assoluto.

Chi rinnega se stesso e si sacrifica al dovere, rinuncia al finito per afferrare l’infinito. E va con sicurezza. L’eroe tragico rinuncia al certo per il più certo e lo sguardo di chi lo contempla si posa fiducioso su di lui. Ma colui che rinuncia al Generale per afferrare una cosa più elevata che non è il Generale, che cosa fa mai? E se non fosse altro che una crisi? E se la cosa è possibile, ma l’individuo si inganna, che salvezza ci può essere per lui? Egli soffre tutto il dolore

ripetendo, con Pitagora, che il numero dispari è più perfetto di quello pari).

«Il risultato mostrerà che facevo bene ad agire come ho agito».

quando si vuol davvero imparare qualcosa dalle nobili imprese, bisogna appunto considerare il principio. Se l’uomo che vuol agire pretende di giudicarsi dal risultato, non si metterà mai al lavoro. Che il risultato sia capace di colmare di gioia il mondo intero, l’eroe lo ignora, in quanto non viene a conoscerlo se non dopo il totale compimento. E non per questo egli è divenuto un eroe; ma perché cominciò.

non mi fa grande quel che mi accade, ma quel che faccio.

in quei palazzi dove abitano non solo i ricordi degli eletti ma gli eletti medesimi.

Il mio pensiero è puro, come quello di chiunque, e chi può pensare questo pensiero si purifica.

ma chi segue la stretta via della fede, nessuno può aiutarlo, nessuno può comprenderlo. La fede è un miracolo: eppure, da quel miracolo, nessuno è escluso. Perché ciò in cui ogni vita umana trova la sua unità, è la passione: e la fede è una passione.5

«Se tacerai, darai alla luce un figlio che sarà dio; ma sarà un uomo invece, se tu tradisci il segreto».

oltre, m’imbatto sempre nel paradosso, cioè nel divino e nel demoniaco; perché il silenzio è l’uno e l’altro.

ai giorni nostri, si va oltre e si spiega più di quel che si è capito.

Un conflitto poetico risulta unicamente dall’urto di una passione contro un’altra, non già nel baccano dei particolari all’interno di una medesima passione.

Tutto dipende allora dalla reazione, da come il fidanzato reagisce alla profezia, che è in ogni modo decisiva per la sua vita.

Per quanto il fidanzato si dia da fare, la predizione si compirà; né agendo né astenendosi dall’agire, egli entrerà in rapporto più stretto con la divinità; non diverrà né l’oggetto della sua grazia né quello della sua collera.

perché qualora si sia fatto soltanto, ma veramente, il movimento dell’infinito, non se ne dubita più.

nel mondo dello spirito, è ingannato soltanto chi inganna se stesso.

i due rappresentanti propriamente detti del «conosci te stesso» caratteristico della concezione greca della vita hanno accennato ciascuno a suo modo come rientrando in sé l’uomo scopra anzitutto la disposizione al male.

collocando il cuore e il fegato del pesce sui carboni ardenti

ma quel ch’egli sperimenta, lo consuma entro di sé: e così offre se stesso in sacrificio al Generale.

Quando si sa che cosa vuol dire vivere nello spirito, si sa anche che cosa è la fame del dubbio, si sa che l’uomo del dubbio è affamato di pane quotidiano come di nutrimento spirituale.

Si tace per sacrificarsi; oppure si parla sapendo che si porterà una confusione generale.

il Generale infatti lo tormenterà incessantemente e gli dirà: «Avresti dovuto parlare; dove troverai la certezza che la tua risoluzione al silenzio non sia stata dettata da un orgoglio nascosto?». Al contrario, se l’uomo del dubbio è capace di diventare l’Individuo che, come tale, entra in rapporto assoluto con l’Assoluto, egli può essere autorizzato a tacere. In questo caso, deve considerare il suo dubbio come una colpa. Egli è nel paradosso, ma il suo dubbio è guarito, benché egli possa sperimentarne un altro.

Abramo tace; ma egli non può parlare. In questa impossibilità consistono la sofferenza e l’angoscia. Perché se, parlando, non posso farmi comprendere, io non parlo, anche se peroro giorno e notte senza posa. Questo è il caso d’Abramo; egli può dir tutto, eccetto una cosa, e, quando non può dirla in modo da farsi intendere, non parla.

se c’è una consolazione nel lottare contro il mondo intero, è terribile lottare contro se stesso;

è ironia dire qualcosa senza tuttavia dir nulla.

Ma chi ama Iddio non ha bisogno di lacrime né di ammirazione; dimentica la sofferenza nell’amore e in modo così totale che neppure resterebbe in lui traccia del suo dolore, se Iddio non se la ricordasse; perché Egli vede nel segreto, conosce la sofferenza, conta le lacrime e non dimentica nulla.

Quando una generazione si occupa soltanto del suo compito, che è il più elevato, non può provare stanchezza; perché quel compito basta sempre a una vita d’uomo.

La fede è la più alta passione dell’uomo. Ci sono forse molti uomini in ciascuna generazione che non arrivano fino a essa, ma nessuno che vada al di là.

«Non ci si può bagnare due volte nel medesimo fiume». «Non ci si può bagnare neppure una volta».

Commenti

Load comments
Creato da Giacomo con Vim, Hakyll and ❤