Nella civiltà tecnica, noi consumiamo il tempo per guadagnare lo spazio.
e il santuario può divenire tanto importante da far dimenticare l’idea che esso rappresenta. Il monumento commemorativo diventa un ausilio all’amnesia; i mezzi offuscano il fine.
Una certa emancipazione dalla schiavitù del tempo è essenziale per il pensiero filosofico… Riconoscere l’irrilevanza del tempo apre la porta al sapere
Noi sappiamo, infatti, che cosa fare con lo spazio ma non sappiamo che cosa fare con il tempo, salvo porlo al servizio dello spazio.
Quanto più meditiamo, tanto più constatiamo che non possiamo conquistare il tempo attraverso lo spazio. Possiamo dominare il tempo soltanto nel tempo.
Non dobbiamo dimenticare che non è la cosa che conferisce significato a un momento: è il momento che conferisce significato alle cose.
non vi sono due ore uguali; ciascuna ora è unica, la sola concessa in quel momento, esclusiva e infinitamente preziosa
Il settimo giorno è un palazzo che noi costruiamo nel tempo.
La soluzione del problema più tormentoso dell’umanità non si troverà rinunciando alla civiltà tecnica, ma conquistando un certo grado di indipendenza da essa. Per ciò che riguarda i doni esterni, il possesso esteriore, il solo atteggiamento giusto è questo: possedere, ma essere anche capaci di farne a meno.
Mekiltà su 20, 9. Secondo Eduard Mahler, il verbo shabbath non significa «riposare», ma «essere completo». Il sostantivo Shabbatu significa in babilonese un ciclo nel senso cronologico, il giorno in cui la luna compie il suo ciclo, il giorno di plenilunio (Der Schabbat, ZDMG, LXII, 33-79).
Questa è dunque la risposta al problema della civiltà: non fuggire dal regno dello spazio, lavorare con le cose dello spazio, ma essere innamorati dell’eternità. Le cose sono i nostri attrezzi; l’eternità, il Sabato, è l’oggetto del nostro amore. Il popolo d’Israele è fidanzato con l’eternità.
Il termine Kabbalà denota l’atto di assumere un obbligo, e in questo senso ha una connotazione di rigore e di limitazione. Ma Kabbalà nella sua forma verbale significa anche: ricevere, dare il benvenuto, salutare.
Dobbiamo vivere e agire come se il destino di tutto il tempo dipendesse da un singolo momento.
Che cos’è il Sabato? È lo spirito sotto forma di tempo.
Il settimo giorno ci fa ricordare che Dio è nostro padre, che il tempo è la vita e che lo spirito è il nostro compagno.
«In qualunque luogo permetterò che venga ricordato il Mio nome, verrò a te per benedirti» (Es. 20, 24).
Per la preghiera sono stabiliti dei tempi, non dei luoghi.
Il nostro problema è proprio questo: come vivere con gli uomini e restare liberi; come vivere con le cose e restare indipendenti.
La Torà, in qualunque momento la studiamo, deve essere sentita «come se fosse stata data a noi, oggi stesso».
Il tempo è qualcosa che non potrà mai diventare un idolo; è una realtà che noi affrontiamo, ma non possediamo. Le cose dello spazio le possediamo, i momenti del tempo li condividiamo. Il tempo è ciò che l’uomo non può mai irridere o mettere in ridicolo. Di fronte al tempo siamo tutti umili.
«Allora, che cosa è il tempo? Se nessuno me lo domanda, lo so…, ma quando mi provo a spiegarlo a qualcuno che me lo domanda, non lo so».10 «Tempo, mostrami la tua gloria».
nessuno possiede il tempo: non vi è alcun momento che sia esclusivamente mio. Questo stesso momento, come appartiene a me, appartiene a tutti
Il tempo è la presenza di Dio nello spazio, ed è nel tempo che noi possiamo sentire l’unità di tutti gli esseri. Il vero modo di sentire il tempo è essere consapevoli che la creazione è in atto. Anziché rimpiangere il momento passato, dobbiamo imparare a celebrare l’arrivo del momento seguente.
Ogni istante è un atto di creazione. Un momento non è un punto d’arrivo ma un lampo, il segnale dell’Inizio. Il tempo è perpetua innovazione, è sinonimo di continua creazione. Il tempo è il dono che Dio fa allo spazio.
imparare a comprendere che il tempo non esiste in funzione dello spazio, ma che lo spazio esiste in funzione del tempo. La materia è ricordo di momenti, è tempo accumulato, congelato.
I possedimenti nello spazio vanno e vengono; le conquiste nel tempo, nessuno le può togliere.
La pace è il sentiero, e l’amore è la porta.
È impossibile infatti sentire la realtà del tempo senza essere consapevoli dell’unità che esiste tra il passato, il presente e il futuro
da noi, una cosa è avvenuta una volta, ma vista da Lui, avviene sempre.
Quel momento è ora, sempre. Vista da noi, una cosa è avvenuta una volta, ma vista da Lui, avviene sempre.
I momenti del tempo sono raggi dell’eternità
Quel momento è ora, sempre. Vista da noi, una cosa è avvenuta una volta, ma vista da Lui, avviene sempre. I momenti del tempo sono raggi dell’eternità.
Coloro che sanno che i momenti non sono dei fuggitivi ma gli inviati dell’eternità, si sforzano di ristabilire l’unità del tempo infranto, di vivere nell’integrità. Qual è il segreto dell’integrità, ciò che ci spinge a fare il bene per se stesso anziché in vista di un premio, in funzione di risultati nello spazio o di susseguenti momenti di piacere? È il sentire nel momento presente la realtà ultima, la sua unicità sacra, il suo essere una-volta-e-per-sempre, che ci permette di impegnare tutta la nostra forza nel santificare un istante compiendo ciò che è sacro senza pensare a quanto potrebbe o non potrebbe succederci nel momento successivo. L’uomo che è conscio del tempo cerca di non lasciare che questo si disperda ma si sforza di plasmarlo. La sua meta non è l’atemporalità ma la perseveranza, la pienezza del tempo.
Come mai allora possiamo parlare di simultaneità con la presenza di Dio? Vi è una sola via: è l’anticipazione, l’attesa e il ricordo, l’essere pronti per il prossimo momento o grati del momento passato.
Io sono qui non soltanto per ottenere, per prendere, ma anche per concedere, per offrire; non soltanto per ricevere, ma anche per ricambiare.
’Olam significa tempo distante del passato,14 antichità, qualcosa come «i giorni andati» (Am. 9, 11 chiama il tempo di Davide jemè ’olam); antico (’am ’olam, popolo antico, Is. 44, 7; Chorboth ’olam, una terra che a lungo è rimasta deserta, Is. 61, 4). È usato anche nel senso di un remoto, infinito avvenire; di un futuro indefinito o eterno (’eved ’olam, Deut. 15, 17; ’olam ashirà, «Canterò per sempre», Sal. 89,
Tempo e spazio sono fra loro correlati; trascurare l’uno o l’altro significa essere parzialmente ciechi».
«La risposta [ebraica] al problema della civiltà», io credo, è di «non fuggire dal regno dello spazio, [di] lavorare con le cose dello spazio, ma essere innamorati dell’eternità».
Il problema è come non essere assenti quando il tempo è presente. E ogni momento è una Presenza.