«I destini dei popoli sono stati cosí diversi a causa delle differenze ambientali, non biologiche, tra i popoli medesimi».
la storia non è una semplice «collezione di fatti», uno dopo l’altro, come direbbe un cinico. La storia presenta fenomeni su larga scala che devono essere individuati
sei gruppi di cause: il clima, la geologia, l’orografia, le risorse marine, l’estensione, l’isolamento.
In generale, a popolazioni numerose e affollate corrispondeva un livello piú complesso e raffinato di civiltà,
una popolazione numerosa e densa non tutti sono obbligati a coltivare la terra, perché c’è un surplus alimentare che può servire a mantenere gli strati sociali non produttivi.
la Polinesia è un esempio convincente dell’importanza delle diversità ambientali nello sviluppo delle società umane. Ne deduciamo però che queste influenze possono essere importanti (come è stato per l’appunto in Polinesia), non che sono universali. È lecito ripetere gli stessi discorsi per i continenti? E se sí, quali sono le differenze ambientali da prendere in considerazione, e quali sono i loro effetti?
In questo libro le date comprese negli ultimi 15 000 anni sono tutte calibrate, il che può spiegare l’apparente discrepanza con quelle citate in altri testi sull’argomento.
In breve, l’agricoltura e l’allevamento comparvero in modo spontaneo in poche aree del pianeta, con tempi assai diversi, e si diffusero da questi nuclei originari in due modi: tramite l’apprendimento delle tecniche da parte dei popoli confinanti, o con l’invasione da parte dei primi agricoltori – e anche questo avvenne in momenti assai diversi nelle varie parti del mondo. In alcune aree in cui le condizioni climatiche erano favorevoli, tuttavia, l’agricoltura non nacque mai spontaneamente, né fu portata in tempi preistorici, e l’uomo vi continuò a vivere per millenni come cacciatore e raccoglitore fino a quando non venne in collisione con il mondo moderno. I popoli che divennero agricoltori per primi si guadagnarono un grande vantaggio sulla strada che porta alle armi, all’acciaio e alle malattie: da allora, la storia è stata una lunga serie di scontri impari tra chi aveva qualcosa e chi no.
Tutti questi esempi dovrebbero convincerci che il passaggio all’agricoltura e all’allevamento non coincide sempre con l’abbandono del nomadismo a favore della vita sedentaria.
Le mandorle sono un esempio lampante. Quasi tutte le mandorle selvatiche contengono un composto chimico assai amaro chiamato amigdalina, che a sua volta si scinde e dà luogo al velenosissimo cianuro:
Tra le piante coltivate i cui progenitori sono immangiabili o velenosi troviamo i fagioli di Lima, i cocomeri, le patate, le melanzane e i cavoli;
Alcuni individui possono produrre frutti senza essere impollinati, il che ci dà banane, uva, arance e ananas senza semi; certi ermafroditi insufficienti possono diventare sufficienti e cominciare ad autoimpollinarsi, come avviene per prugne, pesche, mele, albicocche e ciliege;
semi oleosi, si diversificarono ancora di piú: furono selezionati di volta in volta per le foglie (le verze), gli steli (i cavoli rapa), i germogli (i cavolini di Bruxelles) o le infiorescenze (i cavolfiori e i broccoli).
tecnica dell’innesto, messa a punto in Cina molto tempo dopo la nascita dell’agricoltura.
le cui ghiande sono sempre state mangiate dagli indiani d’America, e hanno rappresentato la salvezza per molti contadini europei in tempo di carestia. Le ghiande sono nutrienti, ricche di amido e di oli; come molte altre bacche hanno una componente tannica amara, ma abbiamo imparato ad aggirare l’ostacolo macinandole e mischiandole all’acqua,
l’einkorn, il farro e l’orzo – avevano come ulteriore bonus il fatto di essere assai ricche di proteine (tra l’8 e il 14 per cento), molto piú dei cereali del Nuovo Mondo e della Cina (mais e riso).
Mark Blumler, un geografo che studia la distribuzione mondiale delle erbacee. Blumler si è concentrato sulle 56 specie dal seme piú grosso (le piú utili all’uomo, come sappiamo), quelle il cui seme pesa almeno dieci volte tanto la media delle erbacee (vedi tab. 8.1
Quali sono le caratteristiche che fanno bollare un animale come intrattabile? La risposta è nel principio di Anna Karenina: per essere domesticato un mammifero deve avere molte qualità (cosí come un matrimonio per funzionare), e basta che ne manchi una perché ogni sforzo sia destinato a esser vano.
chi di voi è cosí ingenuo da pensare che il nostro migliore amico sia un carnivoro si vada a leggere gli ingredienti di una scatola di cibo per cani.
al principio di Anna Karenina. Il matrimonio tra gli umani e gli animali è spesso infelice per una o piú ragioni: le abitudini alimentari, il tasso di crescita, i costumi riproduttivi, il carattere, la tendenza al panico e molte caratteristiche della loro struttura sociale. Solo poche specie garantiscono la nascita di una coppia felice, perché sono compatibili rispetto a tutti criteri visti prima.
gli adulti sia – in maggior numero – i bambini contraggono malattie dai loro animali domestici. Molte sono semplici fastidi, ma alcune sono diventate in passato faccende molto piú serie. I peggiori killer dell’umanità nella nostra storia recente (vaiolo, influenza, tubercolosi, malaria, peste, morbillo e colera) sono sette malattie evolutesi a partire da infezioni degli animali, anche se i microbi che le causano sono al giorno d’oggi esclusivamente caratteristici della specie umana.
gli eserciti vincitori non erano sempre quelli meglio armati e con i migliori strateghi, ma spesso quelli che diffondevano le peggiori malattie con cui infettare il nemico.
palma della strategia piú ingegnosa va al virus della rabbia, che si cela nella saliva dei cani inducendoli nello stesso tempo a mordere indiscriminatamente. I piú laboriosi sono invece i vermi come gli schistosomi e gli anchilostomi, che si scavano un ingresso attraverso la pelle dell’ospite che ha la sventura di passare in acque o suoli contaminate dalle feci di una vittima precedente.
Se ogni malato riesce ad infettare in media piú di un altro individuo, la strategia del batterio è efficace, anche se capita che qualcuno dei suoi ospiti muoia durante il processo.
Nel corso della storia, quindi, le popolazioni esposte ripetutamente a un particolare agente patogeno hanno finito per essere composte da percentuali piú alte di individui resistenti.
Le malattie, dunque, sono un esempio di selezione naturale al lavoro, e di adattamento dei microbi a nuovi ospiti e vettori. Ma le specie sono molto diverse tra loro anche dal punto di vista biochimico e immunitario, e quindi un germe deve sviluppare notevoli mutazioni se vuole sopravvivere nel nuovo ambiente. Ci sono molti casi istruttivi in cui gli scienziati hanno potuto osservare questo processo con i loro occhi.
permettono di stimare il numero dei nativi in circa 20 milioni. Nel complesso del Nuovo Mondo, nei due secoli successivi al 1492 la popolazione indigena scomparve per il 95 per cento. I killer piú efficaci furono i germi portati dagli europei, ai quali i nativi non erano mai stati esposti, e ai quali non avevano resistenze di tipo immunitario o genetico.
Ho volutamente parlato di «strategie» e non di «forme», perché nessun sistema di scrittura segue rigidamente una delle tre. Il cinese non usa solo logogrammi, e le lingue occidentali non si limitano agli alfabeti (pensiamo ai numerali, o a simboli di uso comune come «+», «%» e cosí via, tutti segni che rappresentano un’idea e non un suono).
La prima scrittura sumera era dunque formata da logogrammi non fonetici, cioè non basati sui suoni specifici del sumero, che avrebbero potuto esser letti in qualsiasi altra lingua pur conservando lo stesso significato – proprio come accade per il segno «4», che indica sempre il numero 4 anche se viene pronunciato four, četyre, neliä e empat rispettivamente da un inglese, un russo, un finlandese e un indonesiano.
Questo parallelo tra i sistemi mediorientali e mesoamericani testimonia come la creatività umana abbia in sé elementi di universalità. La lingua dei sumeri e quella dei maya non hanno particolari relazioni di parentela tra loro, eppure i sistemi di scrittura di entrambe si sono dovuti confrontare con gli stessi problemi: le soluzioni escogitate dai primi nel 3000 a. C. furono riscoperte dai secondi tre millenni piú tardi e dalla parte opposta del globo.
alfa, beta, gamma…), con piccole modifiche, tra cui la sostituzione della «c» latina laddove il greco e le lingue semitiche hanno «g» (lettera, quest’ultima, che fu reinventata dai romani e messa al suo posto attuale).
L’interpretazione piú plausibile, secondo me, è la diffusione dell’idea di base come è avvenuto con l’alfabeto cherokee: gli egizi, gli ittiti e tutti gli altri popoli sono venuti a conoscere grazie ai sumeri i principî generali della questione, e poi hanno sviluppato da soli soluzioni e forme specifiche.
Quindi l’agricoltura e la successiva, millenaria evoluzione dei gruppi umani che la praticavano furono essenziali per la nascita della scrittura, cosí come per quella delle malattie infettive. La scrittura sorse in modo indipendente solo nella Mezzaluna Fertile, in Messico e (con buone probabilità) in Cina, cioè proprio nelle aree dove l’agricoltura si sviluppò per prima, nei rispettivi emisferi. Dopo l’iniziale invenzione, per mezzo dei commerci, delle conquiste e della religione si diffuse in altre società dotate di analoghe strutture economiche e politiche.
Ma gli uomini sono frenati da barriere ambientali che la «linea d’aria» non prende in considerazione.
in tutte le piú famose e importanti invenzioni moderne c’è sempre un precursore negletto che viene oscurato dalla frase «X ha inventato Y». Si afferma, ad esempio, che «James Watt ha inventato la macchina a vapore nel 1769», ispirato – si dice – dal vapore che usciva da una teiera. Una bella storia, ma in realtà Watt ebbe l’idea decisiva mentre stava riparando un modello del motore inventato da Thomas Newcomen 57 anni prima, di cui erano stati costruiti piú di cento esemplari in Inghilterra. La macchina di Newcomen, a sua volta, era basata su quella brevettata da Thomas Savery nel 1698, a sua volta modellata su quella che il francese Denis Papin aveva disegnato ma non costruito nel 1680, a sua volta ispirata dalle idee di Christiaan Huygens e di altri scienziati. Con questo non voglio negare che i miglioramenti di Watt (tra cui la camera di condensazione separata e il cilindro a doppia corsa) rispetto a Newcomen fossero notevoli, cosí come quelli di quest’ultimo rispetto a Savery.
la tecnologia progredisce accumulando le esperienze di molti, non per atti isolati di singoli eroi; e i suoi usi vengono quasi sempre alla luce in un secondo tempo, perché quasi mai un oggetto si inventa pensando di soddisfare specifici bisogni.
QWERTY (o QZERTY), cosí detta perché queste sono le prime sei lettere da sinistra della prima fila. Può sembrare incredibile, ma questa disposizione dei tasti fu disegnata nel 1873 in modo da essere apposta irrazionale. È progettata in modo da rallentare il lavoro di chi la usa, perché ad esempio le lettere piú comuni sono distanti fra loro e concentrate sul lato sinistro. Questo fu fatto perché i modelli del 1873 si bloccavano se due tasti adiacenti erano battuti in rapida successione,
Concludendo, è falso che esistano continenti popolati da gruppi umani innovativi e altri abitati solo da conservatori. In ogni parte del mondo, in ogni epoca, si possono avere società aperte o chiuse al nuovo, e anche all’interno delle singole civiltà la situazione può mutare nel corso del tempo. Pensandoci bene, queste conclusioni sono proprio quelle che ci aspetteremmo di trovare se il tasso di inventiva di un popolo fosse determinato da molti fattori indipendenti, senza la conoscenza precisa dei quali non si potrebbero fare previsioni.
le novità bisogna anche saperle mantenere, il che dipende da un buon numero di fattori imprevedibili.
Senza interscambi si acquisiscono meno invenzioni, e se ne perdono di piú.
Poiché la tecnologia genera altra tecnologia, la buona diffusione di una invenzione è forse piú importante dell’invenzione stessa. La storia delle innovazioni si può definire un processo autocatalitico, che accelera col tempo perché si alimenta e si favorisce da solo. L’esplosione scientifica e tecnica seguita alla rivoluzione industriale fu davvero notevole, ma anche quella del tardo Medioevo fu impressionante se paragonata a quella dell’Età del bronzo, che a sua volta oscurò quella del Paleolitico superiore. Un motivo per cui la tecnologia è spesso autocatalitica è che i grandi progressi dipendono dalla soluzione preventiva di problemi piú semplici. Gli uomini del Paleolitico non inventarono di punto
la tecnologia si alimenta da sola perché è in grado di dare origine a nuove soluzioni per combinazione di componenti.
Mi sembra che si vada nella giusta direzione se si osserva che il semplice numero degli abitanti di una regione è tra i piú sicuri indicatori di complessità della medesima. Abbiamo visto che nel passaggio dalle bande alle tribú, alle chefferies e agli stati, la popolazione aumenta in modo considerevole, da poche decine fino ad almeno 50 000. Oltre a questa correlazione generale tra numero e tipo di società, se ne osserva una analoga anche all’interno delle singole categorie: le chefferies piú popolose, ad esempio, sono sempre le piú socialmente stratificate e le piú centralizzate
progredire dell’agricoltura che fa aumentare la popolazione e quindi nascere le società complesse, o sono queste ultime che permettono la nascita dell’agricoltura? La domanda, cosí posta, ci porta fuori strada. In realtà l’una favorisce l’altra per autocatalisi.
Queste realtà geografiche complesse hanno bisogno di organizzazioni complesse. La risoluzione dei conflitti, i processi decisionali, l’economia, lo spazio a disposizione: ecco quattro fattori che spingono le società numerose a darsi delle autorità di governo centrali. E
guerra e la minaccia hanno giocato un ruolo fondamentale nella formazione di quasi tutte (se non proprio tutte) le società complesse.
L’unico animale domestico venne da fuori: il cane arrivò attorno al 1500 a. C. (presumibilmente a bordo di canoe austronesiane), e si inselvatichí diventando il dingo. Gli aborigeni catturavano i dinghi per farne animali da compagnia e da guardia, e addirittura come coperte viventi – da cui espressioni come «notte da cinque cani» per indicare una nottata molto fredda. Ma non se li mangiavano, come in Polinesia, né li usavano per la caccia, come in Nuova Guinea.
arretratezza» dell’Australia è dovuta in parte proprio a questi fattori – isolamento e popolazione – che limitano la capacità di un popolo di inventare nuova tecnologia e di conservare quella già esistente. Gli stessi effetti hanno giocato il loro ruolo nel determinare le differenze tra il continente piú grosso (l’Eurasia) e gli altri.
Anche se una classificazione molto grossolana raggruppa tutti i cinesi nel gruppo etnico mongolico, in realtà le differenze al suo interno sono assai piú marcate di quelle, ad esempio, tra svedesi, italiani e irlandesi dentro il gruppo degli europei. I cinesi del nord e del sud sono molto diversi: i primi assomigliano ai tibetani e ai nepalesi, e sono in genere piú alti, robusti, chiari di carnagione, e dagli occhi piú «tagliati» (grazie alla cosiddetta plica epicantica); mentre i secondi sono avvicinabili ai vietnamiti e ai filippini.
nessun altro continente può vantare la diversità umana presente in Africa.
se non sapessimo nulla della storia mondiale, potremmo dire che la lingua inglese si è originata in America, dove c’è di gran lunga il piú folto gruppo di parlanti, ed è stata portata in Gran Bretagna e Australia dai coloni. Ma l’inglese fa parte della famiglia germanica, e tutte le altre lingue germaniche sono concentrate nell’Europa nordoccidentale. In particolare, quella piú simile all’inglese è il frisone, confinato in poche isolette sulla costa olandese e tedesca. Ecco allora che un linguista può concludere che l’inglese è nato lí, e si è poi diffuso nel mondo in seguito a grandi migrazioni. Sappiamo che è andata proprio cosí.
Gli africani usavano le noci di cola come narcotico molto prima che alla Coca-Cola venisse l’idea di usarne gli estratti per una bevanda.
accidenti della geografia e della biogeografia a determinare l’esito finale: le differenti storie di questi due continenti dipendono in ultima analisi dal valore della loro terra.
In tutti i popoli esistono persone geniali; è solo che certi ambienti forniscono piú materiale con cui partire e condizioni piú favorevoli per continuare.
mille altre invenzioni: c’era sempre qualche regnante che si opponeva per sue personali idiosincrasie, ma una volta che la cosa era adottata in una nazione si diffondeva alla fine in tutta Europa. In Cina accadeva l’esatto opposto. Per motivi apparentemente inspiegabili, furono banditi gli orologi, i filatoi ad acqua, e dopo la fine del XV secolo quasi tutta la tecnologia meccanica.
la facilità di contatti ha avuto effetti sia positivi sia negativi sul progresso tecnologico. Come tendenza di lungo periodo, le aree favorite sono probabilmente quelle moderatamente collegate. L’evoluzione degli ultimi mille anni in Cina, Europa e (forse) India mostra gli effetti di una connessione rispettivamente alta, media e bassa
la preferenza avrebbe potuto cambiare e andare per caso a un altro tipo di tastiera: non c’era niente nell’ambiente americano che favorisse in modo intrinseco la QWERTY. Una volta presa la decisione, però, non si tornò piú indietro, e un secolo dopo i computer si ritrovarono con la stessa tastiera. Forse ragioni altrettanto banali stanno dietro al sistema in base 12 dei sumeri (a causa del quale oggi dividiamo il giorno in 24 ore, le ore in 60 minuti e cosí via), e a quello in base 20 dei maya.
piccoli eventi quasi casuali che alla fine diventano caratteristiche permanenti.
la radice della parola scientia sta nel verbo scire, cioè conoscere; e la conoscenza si ottiene con i metodi appropriati alle singole discipline. Ecco perché sono solidale con gli studenti di storia. Le scienze storiche intese in questo senso allargato hanno molte caratteristiche in comune che le rendono diverse dalla fisica, dalla chimica e dalla biologia molecolare. Ne isolerei quattro: metodologia, catena di cause ed effetti, previsioni e complessità.
è difficile fare previsioni a priori (quale specie si estinguerà) senza una dettagliata conoscenza del presente. In alcuni casi si fanno previsioni su cosa i dati futuri ci potranno mostrare del passato.
I sistemi storici sono estremamente complessi, perché sono caratterizzati da un numero enorme di variabili correlate. Piccoli cambiamenti a basso livello possono avere grandi effetti ad alto livello
Ma l’introspezione ci può far conoscere molto piú sulla storia degli uomini che su quella dei dinosauri. Ecco perché sono ottimista, e penso che lo studio storico delle società umane potrà essere affrontato con metodi simili a quelli delle altre scienze. Faremo un grande regalo alla nostra società se capiremo cosa ha plasmato il mondo moderno, e cosa potrebbe plasmare il futuro.
Parlare di archeologia in Giappone è particolarmente difficile perché l’interpretazione del passato si riflette in modo diretto sulle azioni del presente.
Oggi il Giappone e la Corea sono due colossi economici che si fronteggiano ai lati dello stretto di Tsushima, guardandosi in cagnesco attraverso le nebbie dei falsi miti e delle vere atrocità passate. Questa tensione non è di buon auspicio per il futuro dell’Asia orientale. Scoprire chi sono davvero i giapponesi e come e quando si sono divisi dai loro stretti parenti coreani potrebbe essere un buon punto di partenza per stabilire un terreno comune di dialogo.
è il paese piú piovoso al mondo tra quelli a clima temperato.
Oggi il Giappone è il primo paese al mondo per pesca, esportazione e consumo di prodotti ittici. Non mancano poi molluschi e crostacei, come vongole, ostriche, granchi e gamberi, e molte specie di alghe commestibili. Come vedremo, la ricchezza delle terre e delle acque giapponesi fu un fattore chiave nella storia di questa parte di mondo.
La società jomon era un universo in miniatura, conservatore e isolato, quasi immutato nel corso di 10 000 anni: un’isola di stabilità circondata da un mondo in subbuglio.
influenza culturale della Corea, che portò all’adozione del buddismo, della scrittura, dei cavalli come mezzo di trasporto e di nuove tecniche ceramiche e metallurgiche. Non si sa, però, se questa trasmissione di conoscenze avvenne grazie all’invasione della Corea da parte del Giappone (come sostengono i giapponesi) o viceversa (come pensano i coreani).
Come accade agli arabi e agli ebrei, giapponesi e coreani hanno origini comuni, ma sono bloccati da antiche inimicizie. La situazione è distruttiva per entrambi i contendenti, sia in Asia orientale sia in Medio Oriente. Anche se sono riluttanti a riconoscerlo, giapponesi e coreani sono come fratelli gemelli che hanno trascorso insieme gli anni formativi della giovinezza. Il futuro politico di quella zona del mondo dipende in gran parte dalla loro capacità di riscoprire questi antichi legami.
principio di frammentazione ottimale», secondo il quale l’innovazione si diffonde piú rapidamente in una società che al suo interno ha un giusto grado di divisione: non troppo (come l’India) e non troppo poco (come la Cina).
Le aziende nipponiche iniziano sempre a lavorare un minuto dopo la mezzanotte, in modo che il latte immesso sul mercato possa essere etichettato come «fresco di giornata».
vogliamo essere innovativi e competere sul mercato, non dobbiamo organizzarci in modo troppo gerarchico/monolitico, né troppo frammentario, ma dividerci in sottogruppi in competizione interna e con un alto livello di comunicazione . Questo vale a molti livelli, per le aziende, i distretti industriali e le nazioni (come insegna il caso degli Stati Uniti e del suo sistema di governo federale).
Una lunga storia agricola e una lunga esperienza all’interno di società complesse porta a una buona tradizione di governo, a una buona gestione dell’economia e cosí via. Dal punto di vista statistico, l’effetto delle cause remote è mediato da quello della causa prossima piú nota, cioè dalla presenza di buone istituzioni. Ma l’effetto di quest’ultime non è sufficiente a spiegare la variabilità, per cui devono esistere altri fattori contingenti. Il prossimo problema da affrontare è quello di enucleare la catena delle cause e degli effetti che portano le nazioni a partire da una lunga storia di pratiche agricole e complessità sociale per approdare al benessere. Sarà piú facile, allora, insegnare ai paesi poveri a compiere lo stesso percorso.
i temi che fanno da sfondo alla storia antica dell’umanità mi sembrano essere utili anche nello studio di molti fenomeni del mondo contemporaneo.